martedì 24 aprile 2012

Anch'io sono andata a Milano a fare la creativa intellettuale.

Ebbene si, anch'io questo weekend sono andata a fare la bella vita a Milano.
Un sacco di mostre ed esposizioni fotografiche da visitare + i vari eventi del Fuorisalone, che in realtà mi sono abbastanza persa. 

Avvisato il mio fedele aggancio a Milano (Mea), organizzato in tempo lampo un super programma del weekend e via verso la capitale lombarda.
Ansia maltempo onniprensente in me, ma tutto sommato il tempo è stato abbastanza clemente, diluvio universale di 30 minuti domenica pomeriggio a parte. Inoltre, ho i piedi definitivamente distrutti: penso di non aver mai patito così tanto dolore ai piedi in tutta la mia vita. Ma ne è valsa la pena, finalmente ho fatto la "turista" a Milano, girovagando random per la città e allontanandomi dalle ovvie mete che ho sempre visitato le volte scorse. 
Bando alle ciance.

Venerdì prima tappa (dopo un maxi cono gelato cioccolato al latte + biscotto + peanuts butter per pranzo) la mostra di Nobuyoshi Araki alla Galleria Zonca&Zonca. La location era molto piccola, intima, e purtroppo gli scatti esposti non era molti (anche se c'era un catalogo cartaceo con le stampe delle foto mancati da consultare, ma vabè, non è la stessa cosa...). Tuttavia soddisfatta: bell'atmosfera, bellissime le foto presenti, polaroid e non. 
Dopo mostra "Da Newton a LaChapelle" presso la Galleria Manzoni. Ora, con due nomi altisonanti come questi uno si aspetta chissà che evento, invece, varcata la porta, ci siamo ritrovate in un ovattato ufficio con sei/sette foto appese: Nurse Wolfe di Newton, un'opera tratta da Awakened di LaChapelle, uno scatto di Giacomelli e altri di Signorini. Fortuna che c'era una ricca serie di libri d'arte da poter sfogliare.  
Ed eccoci giunte al pezzo grosso della giornata, ovvero la mostra+performance di Marina Abramovic al PAC. Per un colpo di fortuna siamo entrate solo per la mostra con biglietto ridotto, ma ci siamo beccate anche la performance in diretta! Abbiamo osservato, studiato, spiato con degli appositi binocoli i partecipanti alla performance, che, per due ore consecutive, sono stati spogliati di ogni loro avere, vestiti con un camice bianco e isolati dal mondo esterno con delle cuffie; le assistenti guidavano i performers attraverso strutture in rame, sedie e letti in legno con grossi cristalli incastonati, il tutto sotto l'occhio vigile e indagatore di noi osservatori. 
Scritto così sembra una stronzata, ma vi posso assicurare che l'atmosfera che si crea è davvero suggestiva (assistenti che parlano tra di loro di cosa faranno la sera a parte): il tempo si ferma per entrambe le parti, per chi si trova immobile disteso su un letto e per chi non può fare a meno di osservare incuriosito, affascinato gli individui in camice bianco che popolano la sala. Per un attimo mi sono messa nei panni di uno di loro e ho avuto le vertigini al sol pensiero di essere "in mostra" inerme davanti a occhi pronti a carpire ogni tutto minimo movimento. Ansia. Un'esperienza da provare, credetemi. 
La mostra invece presentava alcuni video tratti dalla carriera artistica dell'Abramovic, un'intervista e uno spazio intero dedicato alla sua performance al Moma di New York
Grazie iPhone per avere una qualità di risoluzione pessima nel momento del bisogno

Ultima mostra lampo prima del ritorno alla casa-base: Louis Bourjac: Pigalle. Noto fotografo francese di moda, in questa esposizione troviamo gli scatti rubati alla vita frenetica di Pigalle, quartiere parigino, dalle prime ore del mattin alla vita mondana consumata fino al sorgere dell'alba. 

Arrivo a casa, il tempo di morire sul letto e far riposare i miei piedi, che già davano chiari segni di scompenso (maledette Dr.Martens), e di nuovo pronte e cariche a far serata. 
Ma ovviamente non avevamo capito una mazza della vita. 
Arrivare in zona Brera alle ore 23 circa durante il Fuorisalone non significa automaticamente trovare le strade ricolme di eventi e persone: abbiamo scoperto in ritardo e a nostre spese che qualunque cosa fosse aperta in zona aveva chiuso alle 22 massimo, olè. 
Con la coda tra le gambe ci siamo avviate verso una serata al Rock'n'Roll, ma, anche qui abbiamo sbagliato alla grande le indicazioni stradali, ritrovandoci dalla parte opposta all'una di notte. Dopo brevi calcoli logistici (un'ora per arrivare + un'ora per tornare + sveglia alle 6 per la mia amica che doveva andare a lavoro) alla fine abbiamo optato per tornare a casa, nuovamente con la coda fra le gambe. 

Sabato mattina, fresca come una tavoletta del water, mi sono data anima e corpo alla parte "fashion" del weekend, ovvero: doppio appuntamento con Maison Martin Margiela per il Fuorisalone! In primis, l'evento nella boutique della maison con la mostra-istallazione sulle quarantotto stagioni dei Tabi boots. 
(quando sono uscita dalla boutique ho trovato tre tardone spagnole che, urlando come galline, si facevano le foto con i maxi Tabi.)
( in alcuni scatti potete notare il mio viso smorto riflesso sullo specchio )

Il negozio è bellissimo, le pareti sono ricoperte da libri bianchi e si possono trovare anche capi storici del brand. Stavo per piangere davanti al body color carne e ai vari accessori. Per di più i commessi sono molto disponibili e cordiali, in barba alla mia ansia "boutiques/commessi boutique". Secondo step: Margiela ospite da 10 Corso Como:
“Artisanal” 8 pieces from the Spring/Summer 2012 Collection
Maison Martin Margiela reworks and reinterprets entirely by hand in the Maison’s Artisanal Atelier one of a kind vintage clothes, accessories and objects from around the world, giving them a new life in the pieces of the “Artisanal” Collection.


Adesso, parliamoci chiaro, per me era la prima volta che entravo da 10 Corso Como. Sono morta. Ho fatto la figura della tipica ragazzina di paese, un po' contadinella, che si trova davanti alla città. E sono morta. Ho pianto sangue. La boutique è fantastica e presenta la crème della crème delle migliori griffes e dei più interessanti designers in circolazione, nonché i miei preferiti. E non è finita qui: al piano superiore si trova la Galleria Carla Sozzani che ospita l'esposizione fotografica di Alice Springs, pseudonimo di June Newton, ovvero la moglie di Mister Newton, anch'essa talentuosa fotografa; e ancora un piccolo spazio dedicato a Issey Miyake e al suo ultimo visionario progetto 132.5 Collection, abiti-origami che si generano da strutture piatte geometriche, dando vita a vere architetture tridimensionali. 

entrambe queste boutiques, nota di merito anche per la selezione musicale all'interno: da Maison Martin Margiela, appena entrata taac,, con Mind Own Your Business delle Delta 5 e da 10 Corso Como gran pezzo di Morrissey. Ebbràvi. 

Giri su giri in solitaria per zona Brera, Castello Sforzesco e parco Sempione, Quadrilatero della moda, ecc.. ignorando i miei poveri piedi che imploravano pietà. Ritrovata la mia amica, siamo andate alla mostra AB Punk Positivo presso Photographia in via Lazio. Bellissima raccolta di immagini fotografiche (molte inedite) tratte dal panorama punk/rock dagli anni '60 ad oggi, con artisti come Clash, Sex Pistols, The Jam, David Bowie, Green Day, Elvis Costello and much more, immortalati da Sheila Rock, Janette Beckman, Ray Stevenson e altri.  
Di nuovo a casa, di nuovo collasso sul letto e poi pronte per la vita mondana, questa volta certe di andare sul sicuro puntando verso via Tortona: moltissimi negozi aperti per presentare creazioni e nuovi design (tra cui le borse fatte di zip e quelle fatte totalmente in plastica morbida eco-sostenibile), uno stand di silent disco, dj set un po' ovunque e fiumi di persone, soprattutto ingolfate sul ponte-ghetto. 
E mentre tutti si sbronzavano come dei maiali, noi abbiamo optato per California Bakery. Finita la baldoria generale e non sapendo cosa fare/dove andare ci siamo dirette a casa. Solo il giorno dopo scoprirò che la sera stessa c'era il party di Pig Magazine, mannàggia mannàggia. Poco male, mi sono consolata con la performance live in P.ta Ticinese del rapper Eban

Ahaha sono morta, queste situazioni da gangster rapper/stretstyllà le adoro! 

Domenica giornata di totale relax: sveglia alle 10, giri random in solitaria fino a sera, un salto da Frip, negozio fantastico che vende Acne, Henrik Vibskov e molti magazine di moda, nonché una propria linea d'abbigliamento per bambini Frippino (aha), e da Tiger, franchising danese, se non erro, di oggetti per la casa, snack, giochi, cartoleria, ecc... a prezzi bassissimi! Un negozio a metà strada tra l'Ikea e un 99 cent ben fornito. Il paese dei balocchi. 
Rinuncio ad andare a Lambrate per il pop up store di Cos in occasione del Salone del Mobile e in vista dell'apertura a Maggio di un proprio monomarca (non vedo l'ora!), ma scelgo invece di farmi 45 minuti di tram per salutare cari amici in P.ta Venezia.

Forse dobbiamo ancora lavorare sull'aspetto "vita notturna", ma è stato comunque un weekend splendido, mi sono divertita moltissimo (grazie mille in eterno Mea per ospitarmi ogni volta). 

Weekend perfetto se non fosse stato per il ritorno a Bologna: mezza addormentata, in trance e già con la mente a casa, sotto la doccia, una volta scesa dal treno a Bologna e fatti 20 minuti a piedi, la sottoscritta si è accorta di aver dimenticato IL BORSONE CON TUTTI I VESTITI DENTRO. 
TRAGGGEEEEDIAAAA. 

Volo in stazione, corro fino a svenire, mi lancio sul mio (presunto) treno che stava per ripatire, mi attacco ai finestrini per vedere se lo trovo, panico, tutto a caso non capisco niente, chiedo al capotreno ma risponde con un secco "non puoi salire stiamo partendo non è un problema mio".
MUORI 
Chiedo agli inservienti, contattano il capotreno ma questo non risponde, mi aiutano, mi dicono che non hanno visto niente e che comunque non possono più prendere i bagagli che ritrovano sui vagoni.
TRENITALIA MUORI
Corro al servizio clienti, signora gentilissima e disponibile che tuttavia mi spiega che SONO ANNI CHE NON ESISTE PIU' L'UFFICIO OGGETTI SMARRITI DI TRENITALIA, NON POSSONO PIU' PRELEVARE OGGETTI RITROVATI E TANTOMENO CUSTODIRLI, SE QUALCUNO RITROVA QUALCOSA PUO' SOLO AVERE LA VOGLIA E IL CUORE DI SBATTERSI E PORTARLA NELL'UFFICIO COMUNALE OGGETTI RINVENUTI. TRENITALIA NON HA PIU' RESPONSABILITA' DEGLI OGGETTI RITROVATI BLA BLA BLA.. 
Si insomma, alimentiamo l'indifferenza umana, se trovo qualcosa è inutile che la prendi perché Trenitalia non può custodirla, nemmeno guardarla. Si bravi, ignoriamo tutto, facciamo finta di non vedere un cazzo di borsone rosso su un treno. Un sistema di merda che, invece di incentivare la collaborazione e la solidarietà, stimola solo il menefreghismo. Chi cazzo è quello stinco di santo che si prende la briga di custodire un borsone e di avere la voglia di andare fino a Via dell'Industria a Bologna per consegnarlo all'ufficio comunale? Cristo santo ma se il mio borsone non venisse toccato dal personale (per carità eh, sia mai) e nemmeno rubato, vagherà in eterno sulla tratta Milano-Bologna?? 
AH SIGNORINA, FOSSE STATO UN FRECCIA ROSSA LA SITUAZIONE ERA DIVERSA: IN QUEL CASO IL BAGAGLIO SAREBBE STATO PRESO E CUSTODITO FINO AL SUO RECLAMO. Ah..GIUSTO IO SONO UNA PEZZENTE CHE VIAGGIA SU UN REGIONALE E IL MIO BORSONE  NON E' FIRMATO LV, QUINDI CHI SE NE FOTTE EH?!?
TRENITALIA MUORI MALE, MALISSIMO OGGI.

Conclusione: dopo tre ore sono tornata in stazione quando il presunto treno col mio bagaglio rifaceva tappa a Bologna; sono salita sopra e in meno di 4 minuti ho cercato più che potevo, ma, un po' la gente, la fretta, il caos mentale che mi annebbiava, del mio borsone rosso non ho visto nemmeno l'ombra. 
Colpa mia, lo ammetto, avevo la testa altrove, ero assonnata e tranquilla di avere con me solo la borsa (di solito viaggio con il trolley e negli ultimi quattro giorni ho girovagato solo con una borsa-zaino), ma sempre e comunque: TRENITALIA MUORI MALISSIMO OGGI STESSO. 

Questo è il karma, gente! Dopo tutte le infamate e l'odio che ho riversato su Trenitalia, questo è stato il prezzo da pagare, anche se con tutti i soldi che gli regalo (andata-ritorno casa mia-Bologna 30 euro e il primo anno ho fatto la pendolare Firenze-Bologna spendendo 17 euro tutte le mattine per cinque giorni a settimana) pensavo di essere in pari con i miei debiti morali. 
TRENITALIA MUORIORIORI. 

Inutile piangere sul latte versato. In fondo avevo solo due paia di scarpe, una pochette, due abiti (di cui uno Ralph Lauren), la mia camicia floreale in seta, due gonne lunghe (una comprata a Londra), un'altra camicia, un body, una maglietta trasparente, un pantalone skinny a vita altissima, un asciugamano sporco, assorbenti, preservativi, e una manciata di mutande e calzini sporchi. E mille free press e biglietti da visita di negozi e boutique di cui volevo parlarvi.  Voglio morire. 

Su su, non pensiamoci, spero almeno di aver rivestito (bene) una barbona. 

Ultima nota sul weekend milanese: ho notato, con mia enorme sorpresa, che a Milano va ancora tantissimo la moda dei Baffi Indie. Pensavo fosse morta quando Pete Doherty è diventato grasso. E ancora: spopolano senza vergogna le Hogan, le scarpe più brutte sulla faccia della terra, indistintamente dal sesso, dall'età e dallo stile di chi le indossa. Per di più sono molto gettonate anche le copie spudorate, che forse sono meglio delle originali. 

Milano, che problemi hai?


C. 

2 commenti:

  1. No, porca eva! Il borsone! cazzarola, farò una preghierina stasera affinchè qualche anima pia domani ti chiami dall'ufficio comunale dicendo "abbiamo il suo borsone rosso".
    Anche io una volta ho perso una valigia (ma in aeroporto, anzi... me l'hanno persa loro). Dopo 3 mesi ce l'hanno ritrovata (era finita a Roma).

    Incrocia le dita.

    Comunque quanto sei colta, quante mostre che ti sei vista! Solo io non capirei nulla? Sono stolta!

    Tabi boots... ancora non li capisco (come un sacco di altre cose che anni fa non capivo e ora amo. Forse mi ci vuole solo tempo)

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    Risposte
    1. Grazie e speriamo! (anche se ormai già mi immagino il mio borsone in un cassonetto, gettato da un punkabbèstia rimasto deluso di averci trovato solo abiti e mutande usate).

      Ahaha mavà, anch'io sono abbastanza ignorantella sull'argomento, solo che l'arte mi affascina e mi incuriosisce, quindi cerco di tenermi aggiornata il più possibile e di correre a mostre et esposizioni appena posso!

      Ti capisco, anch'io ho imparato ad apprezzarli di recente. Continuo a pensare che forse non oserei mai indossare scarpe del genere (mai dire mai), ma quando te li ritrovi davanti agli occhi non può che arrenderti alla genialità del design e sospirare.

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