lunedì 7 gennaio 2013

La falsa favola del mondo Curvy

Eccomi.

Sono tornata a Bologna oggi pomeriggio, giusto in tempo per arrivare a casa e piazzarmi sul divano per vedere Fringe. Il viaggio, quelle simpatiche come un calcio nei denti quattro ore e mezza in treno, è andato tutto nel verso giusto, se non fosse per una piccola variazione della mia routine che mi ha colta di sorpresa alla stazione di Firenze Rifredi. 

Dovete sapere che io adoro viaggiare in treno. O meglio: io adoro viaggiare in treno se non ho bagagli ingombranti o un numero superiore a una borsa con me, se non devo fare più di un cambio, se non devo aspettare per più di mezz'ora la coincidenza, se l'ansia di perdere o dimenticare qualcosa non mi assale all'improvviso, se ho l'iPod carico, se non ci sono bambini che piangono, truzzi con musica truzza a tutto volume e cinesi che urlano al telefono, e soprattutto io adoro viaggiare in treno se non si tratta di un treno Trenitalia. 
Capite bene che il mio amore per i viaggi in treno muore ancor prima di mettere piede in stazione. Ma visto che non sono ancora ricca e famosa per permettermi un jet privato, devo far buon viso a cattiva sorte. Le armi per affrontare alla meno peggio il viaggio sono: sfondarsi le orecchie di musica propria e fantasticare su improbabili videoclip o concerti impossibili, un libro fidato oppure fissare un punto a caso con sguardo vacuo ed espressione ebete interrogandosi sulla propria vita per almeno tre ore. Fondamentale è la primissima regola che mi impongo da sempre per gli spostamenti con mezzi pubblici: sguardo basso, bocca chiusa e mai, per niente al mondo, incrociare lo sguardo con qualcuno. Il treno è una giungla, è pieno di persone che hanno un bisogno viscerale di parlare, parlare e parlare quando si trovano chiuse in una carrozza. Persone che non riescono a stare in silenzio per più di due minuti e che cercano una vittima da seviziare. 
Si, sono una di quelle che alimenta l'indifferenza urbana in epoca moderna, una di quelle che gli opinionisti in tv additano come mostri delle nuove metropoli che uccidono la comunicazione interpersonale, i valori, gli affetti, la solidarietà e tante altre belle cose tipo si stava meglio quando si stava peggio e viva il paesello. Sono una brutta persona. 

Tuttavia, questa volta qualcosa è andato storto. 
Non so bene cosa, evidentemente ho abbassato la guardia distraendomi a guardare le scarpe della tipa accanto a me e quando ho sentito "Il mio treno ha fatto ritardo di 15 min" d'istinto ho risposto "Anche il mio!". E quando la stessa voce ha pronunciato "Devo andare a Bologna, speriam vada tutto bene" non mi sono trattenuta e ho urlato "Anch'io!".
Ormai era fatta, senza accorgermene avevo conquistato una compagna di viaggio. 



Ma non tutti i mali vengono per nuocere. In poco tempo scopro che la simpatica signora di mezza età che si era unita alla mia compagnia non è niente male, anzi. Persona interessante, mi dice che di lavoro fa la coach e che si occupa di disturbi alimentari. Non fraintendetemi, detta così sembra una stronzata, ma vi posso assicurare che la realtà è più complessa. Difficile riassumere efficacemente il progetto di questa donna, una "psicologa-nutrizionista" che segue le sue pazienti nel difficile percorso di risolvere i loro problemi con il cibo, il corpo e soprattutto se stesse. Non prescrive diete, ma si concentra sul rapporto tra cibo ed emozioni, indagando le conseguenze di questo legame per arrivare alla soluzione di ossessioni e nevrosi più ampie. 
Purtroppo per capire meglio il suo approccio a casi di questo tipo dovreste parlare con lei, ma io ho fatto del mio meglio per rendere l'idea. 
Arrivate al punto dolente, ovvero il fantastico mondo della moda, la conversazione si è animata e sono emersi degli spunti interessanti che mi sono frullati in testa per tutto il pomeriggio.
Ad esempio:

Negli ultimi tempi le questioni legate ai problemi alimentari, l'allarme anoressia e bulimia, e la rivalutazione delle silhouette curvy hanno acquistato sempre più visibilità, soprattutto sulle riviste di moda. Vogue Italia si è lanciato in una campagna di sensibilizzazione, iniziata con l'editoriale Belle Vere del fotografo Steven Meisel ( n° 730 Giugno 2011), in cui le protagoniste sono proprio modelle in carne che posano in lingerie. Poi un susseguirsi di iniziative, come la rubrica V Curvy interamente dedicata alle donne formose. 

Brava Franca, bella idea! Approvo tutto, davvero, ma fino a che punto funzionano queste strategie? 
Lodevoli sono gli sforzi di integrare il mondo delle over taglia 42 in quello del fashion e come inizio non è male, ma, a mio avviso, quello che viene trasmesso è ancora un messaggio ambiguo.
Le Curvy sembrano (ancora) ghettizzate, un caso isolato da prendere in considerazione ma non integrato, o meglio non inserito normalmente nel resto del contesto. La rubrica a parte V Curvy ne è una prova. Perché non parlare della moda per ragazze in carne all'interno del sito? Perché non dare consigli di stile a ragazze formose nelle rubriche comuni? Ovviamente so benissimo che è molto più comodo ed efficacemente usabile dividere le tematiche per rubriche eccetera eccetera.. ma secondo me, in questo caso, non si aiuta a far sentire una ragazza robusta "normale".

Altro punto: i trend. Quando si parla di curve scatta in automatico l'associazione con il burlesque, con l'intimo sexy e poco altro. Come se le ragazze in carne non potessero fare altro quello nella vita. Hai una taglia superiore alla 44? Ottimo, lo sportello Burlesque è in fondo a destra. Vuoi essere trendy? No, meglio bon ton per la tua corporatura. 
Ma ribellatevi! Non stupitevi se poi le ragazze diventano anoressiche se le loro uniche possibilità di stile sono il burlesque o un look da vecchia! Mai una volta ho visto un trend di stagione interpretato per un corpo morbido, ma sempre e solo tailleur da signora, abiti retrò di dubbio gusto e poco altro. I must have sono questi, se non fanno per te datti al burlesque! Questo sembra essere lo slogan più gettonato tra le pagine di molte riviste. 
Capisco benissimo che non è facile vestire un corpo ormai (e purtroppo) fuori dai canoni estetici in vigore e lungi da me pretendere che alcuni abiti palesemente no-curvy possano essere proposti per donne in carne. Quello che voglio dire è che mancano le alternative. Se davvero ci sta a cuore risolvere il problema anoressia e sdoganare il tabù dei chili in più, urge, secondo me, approfondire la moda "delle forme" e arricchire le proposte stilistiche, il tutto nel modo più naturale possibile.

E ancora: le modelle. Sempre sul sito di Vogue Italia è possibile consultare "Style Advice", ovvero i consigli della redazione per essere féscion a basso costo. Niente in contrario, anzi alcune idee sono molto carine e fresche, ma il problema sono le ragazze delle foto: la maggior parte sono semplicemente "normali" secondo gli standard della vita vera. Forse grasse per voi anoressiche della moda, ma per noi comuni mortali sono donne con una terza di reggiseno! Le proposte per le vere ragazze in carne dove sono? 
Peggio ancora, se una ragazza normo-taglia dotata capita sul sito di Vogue e trova una modella con la sua stessa corporatura nella rubrica V Curvy è plausibile che si metta immediatamente a dieta rigida perché Franca Sozzani dice che il suo corpo rientra nelle "formose" e quindi nelle "diverse". Ed è subito crisi e odio verso il proprio corpo. 

Potrei andare avanti per ore, anche perché sono in vena di polemica come non mai.
La questione è molto complessa e ci sono altri mille casi che potrei citare e altrettante dinamiche di mercato (vedi le false taglie di H&M per far sentire tutte più magre come se fosse il corretto modo di essere) e sociali (continue contraddizioni nel mondo della moda) più grandi di noi. Ovviamente non sarò io a risolvere questi problemi e tantomeno a sensibilizzare l'opinione pubblica su queste tematiche, ma, nel mio piccolo, avevo voglia di affrontare un argomento che deve interessarci tutte.

Non sono troppo credibile a trattare temi simili, perché non sono brava a fare la persona seria, e perché agli occhi di molti posso passare per una che ha problemi alimentari, forse mi credono anoressica. Ma mangio eh! Quindi potreste benissimo pensare "ma che cazzo dici, tu e i tuoi 48 chili non potete capire!", verissimo, ma sono anch'io una vittima della moda, lo ammetto, della silhouette sottile e del mito delle modelle. Ho i miei scheletri nell'armadio e a volte mi soffermo troppo a guardare con sospetto e astio i miei fianchi. 
La colpa è dei modelli che ci vengono proposti, ma soprattutto nostra. Gente, chi ce lo fa fare di prendere come musa ispiratrice Kate Moss? Apprezzo invece chi osa, chi ha coraggio e chi riesce a rendere originale il proprio stile modellandolo al proprio corpo. 
Chi cazzo se ne frega se il leggings di American Apparel non entra? Abbiamo un'ampia scelta di alternative valide anche se i cartelloni pubblicitari non ce le mostrano. Da oggi mi impegno a scovare e a condividere con voi brand di qualità per taglie forti!
E basta voler essere magre solo per far colpo sul tipo che non vi fila! Anche con soli 40 chili lo stronzo non vi vorrà. Perché rovinarsi la vita per uno che molto probabilmente non alza la tavoletta del cesso e che ha una foto della sua moto come foto copertina su Facebook? 
Ci sarà sempre un'amica più magra di voi, ci sarà sempre un pantalone troppo stretto e ci sarà sempre un fidanzato che non vi apprezza quanto voi vorreste, così va la vita, dunque è inutile complicarsi ulteriormente l'esistenza basandovi esclusivamente sull'altro e facendovi influenzare troppo dal giudizio delle persone vicine. 
Voi dovete stare bene con voi stesse, in qualunque modo voi siate. E se volete dimagrire o ingrassare dovete farlo solo per voi stesse.

SIATE EGOISTE, VOGLIATEVI BBBENE.


Cecilia. 

2 commenti:

  1. Mi piacerebbe molto leggere dei tuoi consigli per le taglie oltre la quaranta :)
    Sono d'accordo con te, e mi ritrovo sempre nella solita drammatica situazione quando vado a fare shopping: un bel vestito, ma bruttissimo sul mio corpo. A volte è ridicolo notare come per certe marche o firme le taglie superiori alla S riguardino aggiustamenti di misure solo nella zona del petto, come se una donna dovesse indossare un vestito di taglia superiore al comune per il mondo della moda, perché ha una taglia di reggiseno più grande ma una vita strettissima.

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    1. Ci sto lavorando! Ma ci credi che non ho ancora trovato marchi fighi per taglie over?!

      Concordo! Premetto che sono abbastanza magra, quindi non sono problemi che provo direttamente sulla mia pelle, ma mi guardo intorno e mi rendo conto che la situazione è grave.
      Tralasciando questa ossessione per la magrezza a tutti i costi che sta dilagando ovunque, nei negozi, soprattutto catene low-cost, è quasi impossibile trovare taglie "vere" e per ragazze curvy. Ma che dico, nemmeno per ragazze normali, a volte.
      Proprio oggi ho accompagnato una mia amica (molto magra) a fare shopping: non abbiamo trovato pantaloni abbastanza "larghi" per lei (tag. massima una -fasulla- 42) e, come dici tu, sempre troppo stretti sui fianchi. Che mondo!

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