martedì 2 maggio 2017

Houston, abbiamo un problema col dress code – Met Gala 2017



Ieri si è svolta la notte degli Oscars della moda, ovvero il Met Gala 2017. Dai, diciamo che ormai ci conosciamo abbastanza per poter saltare tutti i preamboli introduttivi da manuale e, se siete d'accordo, andrei subito alla parte più importante che ci interessa tutti: gli abiti.

Magari questa cosina è giusto rinfrescarcela: quest'anno il Met Gala rendeva omaggio alla regina indiscussa della moda che dal Giappone con furore ha rivoluzionato il guardaroba, ma che dico, la storia del costume e chi più ne ha più ne metta, ovvero Rei Kawakubo. L'annuale retrospettiva che il Metropolitan Museum of Art di New York inaugura i primi di Maggio, infatti, quest'anno è intitolata "Rei Kawakubo/Comme des Garçons: Art of the In-Between", una super-mostra che vuole indagare la carriera, il lavoro e il successo della stilista giapponese, passando da tutte le sperimentazioni stilistiche e concettuali, nonché le contraddizioni semantiche, che da sempre contraddistinguono il suo genio.

E come dovevano vestirsi gli invitati per celebrare tutto questo trionfo creativo? Beh, non facile l'impresa, lo ammetto. Alcuni ci hanno provato – anche con successo – osando e giocando con abiti artistici e silhouette estreme, altri – codardi! – hanno preferito andare sul sicuro e optare per un looks classici da manuale.




E qui la mia domanda: che problemi avete col dress code? Se Anna Wintour dice "Hey, rega, quest'anno tributo a Rei Kawakubo, ok?" voi muti e tutti a tema. Dai primi anni della nostra adolescenza siamo stati vittime e carnefici di feste a tema – Anni Ottanta, Trash, Anni Novanta, di nuovo Anni Ottanta, film horror, coppie famose, ancora Anni Ottanta porca troia, eccetera... – per cui passavamo settimane a organizzare l'outfit perfetto, per poi arrivare alla festa e vedere che c'era sempre un cotone di turno che non aveva seguito il dress code. Sempre.
Ecco, adesso spostate quella situazione su Anna Wintour e il suo Met Gala, mesi di organizzazioni, milioni di dollari, promozione, eccetera... e poi gli invitati si vestono come vogliono loro. No, amici, non si fa così. E allora, ve lo dico io, voi avete dei problemi col dress code.

A rendere il tutto ancora più grave c'è il fatto che stiamo parlando del Met Gala, non della festa della compagna di classe figa e popolare, la notte in cui è giusto osare, indossare abiti pazzeschi e farsi fotografare sulle scalinate del Metropolitan com'è giusto che sia. È una sfilata magica in cui noi poveri nessuno vogliamo sognare con quegli abiti da capogiro ed esagerati.

E invece no, forse il concetto non è chiaro a tutti. Perfino Kim Kardashian, quest'anno senza la sua dolce metà, ha optato per un monacale abito bianco di Vivienne Westwood nemmeno degno di essere "memerizzato" come sempre. Ma non è stata l'unica della serata. La maggior parte delle ladies hanno volato basso con lunghi abiti eleganti, scolli e spacchi mozzafiato, paillettes come se piovesse e le solite cose da gran serata. Ne sono un esempio Kate Hudson in Stella McCartney, Gwyneth Paltrow in Calvin Klein – che per un attimo ho avuto paura di aver sbagliato gallery ed essere finita in un best of degni anni novanta – e Natalia Vodianova in Diane Von Furstenberg che forse ha sbagliato il tema con quello di due anni fa. Ma la lista è lunga, potrei metterci anche Kylie Jenner in Versace che non ha ancora capito che mostrarsi semi-nuda non basta a rendere un look vincente, Mary J. Blige e Nicki Minaj che forse pensavano di essere agli MTV EMA, e le gemelle Olsen che forse volevano andare al Coachella. Anche Liu Wen finisce qui, nonostante l'abito OFF-WHITE molto figo, ma che resta un gran "mèh" per questo tipo dis serata.


Poi arrivano le noiose, ovvero quelle belle-belle, ma che non si impegnano. Se hai un bel viso e un fisico da paura non basta a farti superare la prova Met Gala, bisogna studiare, rischiare e osare. Abiti bellissimi, ok, ma non basta, amiche. Nella lista delle "noiose" ci sono, a pieni voti: Stella Maxwell, Diane Kruger in Prada, Kendall Jenner in La Perla, Emily Ratajkowski in Marc Jacobs, (purtroppo) Alexa Chung, Adriana Lima, Sophia Richie (imbarazzante, please), Joan Smalls, Gisele Bundchen, Hailey Baldwin, Lily-Rose Depp e Miranda Kerr. Insomma, BOOOOORING.


Poi, ho notato che c'è stato una specie di spin-off che da Rei Kawakubo, non so come, sia arrivato al tema "Le Principesse Disney". Protagoniste di questo off-topic ci sono: Jessica Chastain in un Prada che sembra il cosplay di Bella de "La Bella e la Bestia", ci metto anche Jennifer Lopez anche se impeccabile in quel Valentino turchese, Elle Fanning in Miu Miu, Felicity Jones, Dakota Johnson, Karen Elson in Lanvin, Lena Duhnam, Doutzen Kroes e Daria Strokous in Dior. 




Poi ci sono quelle che hanno proprio sbagliato tutto, tipo Monica Bellucci che pensava davvero di essere agli Oscars, Léa Seydoux in Louis Vuitton, Jemima Kirke in Chanel, Hailee Steinfeld (anche se apprezzo lo sforzo), Dree Hemingway, Selena Gomez che poverina non può farcela mai, Madonna in Moschino, Blake Lively, Zoe Kravitz e Bella Hadid che, ok voler fare ingelosire il tuo ex (The Weeknd, adesso nuova fiamma della Gomez), sono con te amica, ma prossima volta fallo rispettando il dress code – e altre mille, ma finisco qui, sennò ci addormentiamo. 



Passiamo adesso a chi ha studiato e ha (almeno) provato a seguire il tema, nel bene o nel male. Abbiamo capito tutti che Rihanna, anche quest'anno, ha vinto ha mani basse – amiche, prendete appunti per il prossimo anno. Tuttavia, personalmente a pari merito metto anche Katy Perry e il suo abito rosso fuoco di Martin Margiela Artisanal. Grandissimo sì anche Solange, abito che richiama il dualismo cromatico di Rei Kawakubo, nonché la silhouette grottesca tipica della stilista, mixando un abito da sera in uno smoking over-size n versione piumino. Cioè, più Rei Kawakubo di questo non si può, ma la gente non capisce un cazzo e allora tutti a criticare. Tra i miei preferiti anche Anna Cleveland, Julien d'Ys e Stella Tenant in total look Comme des Garçons, ma anche Amy Fine Collins e Lily Aldridge si aggiudicano la mia approvazione. 


Degne di nota anche quelle che hanno seguito il dress cose senza farci strappare i capelli, come Grimes in Proenza Schouler (adorabile), Celine Dion, Rita Ora (ma non mi ha convinta), Grace Hartzel (fighissima), Cara Delevingne in Chanel (brava, ma non mi ha fatto impazzire), Gigi Hadid (ma noiosa e quel colore l'ammazza) e Lily Collins (brava).



Infine, l'abito della discordia: quello della moglie di Pharrell Williams, Helen Lasichanh. Ok, è esagerato al limite del ridicolo, è rosso, è grottesco e sembra una brutta opera concettuale. Ma, in fondo, non è questa la moda di Rei Kawakubo?



Avrei mille altre cose da scrivere, anche sui maschietti – tipo che Jaden Smith si è presentato con una "pochette" realizzata con i suoi rasta appena tagliati e Wiz Khalifa si è fumato una canna sul red carpet. Ah, c'era anche Frank Ocean e Puff Daddy si è sdraiato sulle scalinate perché troppo stanco –, ma purtroppo ho una vita vera che mi chiama fuori da qui. Se avete domande su looks che ho scartato chiedete pure qui sottahahahah... scusate, volevo fare la fashion blogger di successo.


Cecilia

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