martedì 12 maggio 2015

Resort 2016: Tutta Colpa del Capitalismo








Io non so cosa ancora come vestirmi per i prossimi tre giorni e qui c'è gente che ha già voglia di parlare di abiti per la Primavera 2016. 

2016.

Solo a pensarci mi gira la testa. Qualche giorno fa un mio amico su Facebook ha messo che parteciperà a un evento di Gennaio 2016. Duemilasedici. DUEMILASEDICI. 
Gente, ma che fretta avete di vivere?

Ma purtroppo funziona così, perdi dieci minuti – ben spesi – della tua giornata da Limoni a decidere il colore del rossetto e senza che te ne accorga quel colore è già vecchio e obsoleto. La moda, come la vita, corre veloce, troppo veloce, mentre tu vorresti solo fermarti un attimo per avere il tempo di capire che scarpe mettere per andare al Conad.

E dopo questa frase, torniamo alle collezioni Resort 2016. O Cruise, non ho mai capito.


Sono partite, le sfilate Resort 2016 hanno iniziato a intasare i nostri social networks.
Nel caso qualcuno in sala se lo stesse domandando, sto parlando delle collezioni che anticipano quelle della Spring/Summer e che, originariamente, prendono spunto dai clienti che partivano per vacanze fuori stagione e avevano il problema di non sapere più cosa indossare. E che facciamo noi della moda, ci lasciamo scappare la possibilità di vendere roba a un target così ricco e pronto a spendere che non ha ancora un suo mercato? Ovviamente no. Ed è per questo motivo che noi oggi abbiamo le collezioni di mezza stagione.
Dovete sapere che io detesto le pre-collezioni. Colpa dell'influenza del mio segno zodiacale che mi rende ossessionata dal tempo che scorre o colpa del mio essere costantemente indecisa su cosa fare e, quindi, su come vestirmi, le collezioni per le mezze stagioni proprio non mi vanno giù.

Per di più mi sembrano inutili. Anzi, lo sono, ma solo per noi, perché vi assicuro che hanno una logica e un'utilità ben precise e redditizie. In tutti questi anni, una cosa certa che ho capito è che la moda ci complica la vita e che, scusate se vi rovino i sogni di zucchero filato e paillettes, dipende inevitabilmente dal cash. E adesso vi spiego il parallelismo che mi è venuto in mente mentre studiavo Karl Marx.


attenzione: ogni pensiero che segue è personale e potenzialmente sbagliato, chiedo scusa in anticipo se qualcuno si sentisse offeso.


Il sistema capitalistico in cui ci troviamo tende, per sua sfortuna o per sua fortuna, a essere in crescita continua, il capitale è un valore in perpetuo movimento che mira a cercare e incrementare nuovi profitti. Per assurdo che possa sembrare, il Capitalismo necessita di investimenti a lungo termine e a lungo tempo di produzione e scambio solo per accelerare i tempi di rotazione del capitale. Perché? In primis perché è nella sua natura e poi perché si arriva a un punto di crisi in cui la produzione e la forza lavoro ristagnano senza poter essere utilizzate o smaltite. Ci troviamo quindi in una fase di Sovraccumulazione, stadio inevitabile del Capitalismo. Teoricamente ci sono tre modalità per risolvere il problema, ma quella che ci interessa a noi è L'Assorbimento della Sovraccumulazione che può avvenire attraverso a) uno spostamento nello spazio oppure b) uno spostamento nel tempo. Bingo, quello che ci serve. La mossa è quella di accelerare il tempo di rotazione per assorbire le eccedenze dell'anno precedente. […] Anche in una fase di Accumulazione Flessibile la tendenza è quella di accelerare i tempi di produzione, e quindi di scambio e di consumo, con conseguenze a livello delle pratiche sociali – questa seconda fase evidente dagli anni Settanta in poi, ma suppongo che ci siamo ancora dentro fino al collo. 
[Eccetera, eccetera] 
E se anche le collezioni di mezza stagione non fossero altro che un bieco trucchetto nate proprio per risolvere i problemi di sovraccumulazione delle aziende? Se quindi non fossimo solo vittime della moda e del marketing, che ci propina continuamente nuovi trend, accelerando i tempi di acquisto, ma anche mosche spacciate nella rete dell'economia globale? Credo sia proprio così. 
 Nel dubbio: CAPITALISMO MERDA!


Chiusa parentesi pseudo seria, passiamo alle cose davvero importanti della vita: la moda, perché, fino a prova contraria, sono sempre una fashionz blogger ed è bene che ne parli qualche volta. 
Due sono le collezioni che meritano di essere menzionate, ovvero Louis Vuitton e Dior. Ma, visto che ormai mi è partito il cervello con questa storia del Capitalismo merda! vai a rovinare la vita di qualcun altro! voglio volutamente ignorare i vestiti come forma di protesta contro il sistema economico. È mia intenzione boicottare ogni tipo di pre-collezione per lottare contro i capitalisti della moda che solo vogliono i nostri soldi e le nostre menti innocenti. Non avrete mai i miei soldi anche se ne avessi da spendere!

Quindi non vi parlerò delle collezioni Resort e Cruise 2016, che tra l'atro ci rovinano l'esistenza e ci mettono ansia da shopping già sei mesi prima del dovuto, piuttosto glisserò elegantemente come una ballerina sulle punte su argomenti ben più interessanti.




DIOR RESORT 2016: 
IL PALAZZO FUTURISTICO 
DI PIERRE CARDIN 


Una collezione fresca, spensierata e giovane, come lo stesso Raf Simons ha dichiarato, in cui le silhouettes dell'archivio Dior si sposano con nuovi tessuti e texture diverse per rendere tutto più contemporaneo. Molto carina, niente per cui strapparsi i capelli. 
Ma la vera sorpresa è stata la location della sfilata: nientepopodimenoche Palais Bulles di proprietà di Pierre Cardin e progettato dall'architetto ungherese Antti Lovag, scomparso lo scorso Settembre. A lui dobbiamo la nascita della corrente dell'Habitologue, Abitologia più o meno, seconda la quale l'architettura deve riprendere forme primordiali di abitazioni in armonia con l'ambiente. Da questa teoria ecco nascere il Palais Bulles, una struttura futuristica composta da geometrie tondeggianti color terracotta che richiamano gli igloo o primitivi rifugi.  




LOUIS VUITTON CRUISE 2016:
LOOKBOOK BY JUERGEN TELLER


Niente, Nicolas Ghesquière proprio non mi piace. Peccato, da Balenciaga mi faceva impazzire e la prima collezione per Louis Vuitton mi era piaciuta molto, ma poi. Niente. Mi piacciono i capi spalla matelassè, i giochi di proporzione tra shorts inguinali e le camicie, e le combinazioni di texture e tessuti. Ma per il resto niente di esaltante. Peccato.
Ma chi se ne frega, perché voglio parlarvi del lookbook della collezione, molto più figo e interessante. A scattarla è uno dei miei fotografi prefe della vita, ovvero Juergen Teller. Non sbaglia un colpo, ogni sua campagna, ogni suo servizio è un colpo vincente. E anche questa volta non si è smentito.





Cecilia

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